Una rissa sotto casa in piena notte tra ventenni alterati. Cazzi loro se non fosse che il telefono segna quattro ore e trentanove minuti alla sveglia.
Non va bene. Non va bene soprattutto perché dalle accuse reciproche che i quattro si scambiano si capisce che la questione è una di quelle cose da poter risolvere davanti a un cappuccino e un cornetto alla crema. Una rottura gratuita in piena notte.
Complice il sonno mi affaccio sul terrazzo facendo capire ai ragazzi, con l'ausilio di una voce potente impastata dalla notte, come e quanto disturbo stavano arrecan... no, facendogli proprio capire quanto avessero rotto il cazzo, senza mezze parole.
Dopo aver concluso la sfuriata dicendo per la terza volta la parola cazzo, cala il silenzio. Anche l'assiuolo che accompagna le mie notti si è zittito. Anche la sirena di un allarme che stava suonando in lontananza.
Soddisfatto per aver placato una rissa senza neanche un graffio e per aver ottenuto quel che volevo torno a letto. L'assiulo riprende la sua litania. L'eco di un altro allarme riprende in lontananza colmando il vuoto della notte. Come quando ti avvicini al laghetto delle rane e tutte smettono di gracidare di colpo fino a che, la più temeraria, riprende timidamente il suo richiamo coinvolgendo una ad una tutte le altre, dimenticando che tu sei lì in silenzio che le osservi.
Anche i ragazzi per strada si lasciano coinvolgere dai rumori della notte e ripartono con le grida e gli spintoni. Non sanno che nell'ombra, qualche metro più su, c'è chi si è alzato di nuovo dal letto e li sta osservando, no, presi totalmente dal loro inutile diverbio non vedono i due occhi che emanano dal buio barbagli rossi di vendetta.
Dopo aver valutato con attenzione la stazza, l'età, l'aggressività, potenziali armi contundenti decido di vestirmi e scendere giù per risolvere la questione una volta per tutte. Conto fino a tre, arrivato a sette riempio d'aria i polmoni e imbocco le scale. Non ho paura, non sono ancora del tutto sveglio e credo di essere invulnerabile. Provo velocemente un paio di espressioni minacciose ed esco per strada con il diaframma pieno d'aria pronto ad emettere una voce convincente. Mentre vado verso di loro mi rendo conto che in effetti questa cosa di scendere in strada non è stata poi quella gran furbata, loro sono in quattro, sono arrabbiati, ubriachi.. ma ormai la cosa è fatta.
Richiamo la loro attenzione dicendo "Allora!" con una voce che non mi appartiene, con lo scopo di stabilire subito i ruoli e soprattutto con la speranza di essere sentito e soccorso da qualche passante o vicino.
I quattro si guardano e si voltano a guardarmi, compatti e senza più nessuno screzio da risolvere si incamminano verso di me.
Devo fare proprio paura perchè non hanno più i petti gonfi che vedevo prima e uno di loro addirittura si porta le mani unite a preghiera davanti alla bocca, come per supplicarmi di non andare oltre, come per chiedermi la grazia.
Allora riprendo con la voce grossa ma il più alto mi interrompe, sempre con aria di supplica e impaurito, mentre gli altri si raccolgono nelle spalle e iniziano a guardare verso il terrazzo della mia camera.
"Fai piano.." mi dice uno loro. " fai piano perché prima si è affacciato uno arrabbiatissimo da quel terrazzo e se scende giù ci picchia tutti, andiamo tutti a letto".
"Si, andiamo tutti a letto" rispondo bisbigliando.
China e acquerello (disegno che non c'entra niente ma questo avevo sotto mano)
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