mercoledì 29 maggio 2013

Floreal Fallout.


Me ne andavo in giro per i campi come tutti i pomeriggi, dopo aver fatto la lezione in dieci minuti. Nell'erba alta esisteva qualcosa di misterioso che mi attraeva, era un po' come essere al mare, con il corpo che sparisce dal bacino in giù e la speranza che il prossimo passo non sia quello che ti faccia sprofondare in una buca. Ma lo conoscevo a mente quel fondale e, anche senza vederlo, mi muovevo con disinvoltura, con il pilota automatico.

 “Sistema di controllo automatico disinserito, ora dobbiamo procedere manualmente” (tradotto dal russo)*

 Ad ogni passo volava di tutto, tipulidi (zanzaroni), cavallette, pidocchi, grilli celesti, imenotteri e coleotteri che facevano rumore con le ali. Ma non mi faceva paura niente, andavo avanti con il sorriso come per salutarli e, in pace con il mondo, mi godevo quelle prime giornate di alta pressione.

“La pressione del vapore è scesa oltre i limiti consentiti, bisogna evitare lo spegnimento, capito? Evitare lo spegnimento!” *

Attraversato il campo arrivavo in una specie di grande prato dove di solito mi fermavo fino a sera osservando i girini e le salamandre nei fossi, svuotavo i ciliegi e mi torturavo mangiando le susine non ancora mature. Non era fame però, mi servivano i nòccioli da sputare il più lontano possibile così da battere il mio record personale...

“Il nòcciolo merda, il nòcciolo è esposto all’aria……..non ci credo.... non ci credo…” *

Quel giorno, prima di tornare a casa, mi fermai a raccogliere dei fiori di campo che mi tentavano ormai da un po' di tempo e, contento come può esserlo un bimbo di nove anni in un prato gli ultimi giorni d'aprile, confezionai un bel mazzo di viole, borragine e tarassachi da portare alla mia mamma...

“Mamma che casino, è la fine… la grafite…brucia tutto…è la fine” *

Quando entrai in casa con il mazzo di erbe e fiori mia mamma stava guardando il telegiornale delle otto. Alla vista dei fiori lei si arrabbiò e si spaventò, si arrabbiò e mi costrinse a buttarli. Ci rimasi malissimo, così male che per molti anni non ho più regalato fiori a nessuno, neanche quelli di plastica, neanche la camomilla in bustine.
Il nodo gordiano sta qui. Non è vero che non sia romantico, o tirchio. Non è vero che sia distratto o poco coinvolto.. il nocciolo della questione sta nel nocciolo di un reattore, il reattore numero quattro.
Era la primavera del 1986. Pochi giorni prima, nella centrale nucleare Vladimir Ilic Lenin (pace all'anima sua) di Chernobyl, orgoglio delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, un'esplosione al reattore numero quattro provocò la fuoriuscita di una nube radioattiva che contaminò tutta la zona circostante e gran parte dell'europa, arrivando, in maniera ridotta, anche nel pisano. Al telegiornale non si parlava che di fallout radiattivo e sconsigliavano, anzi vietavano, di mangiare verdure e di andare per campi, fosse anche soltanto per raccogliere qualche fiore.


(rosa fatta dal vero con l'acquerello presso l'orto botanico di Pisa, l'acquerello in alto invece è stato fatto guardando un libro di fiori)


giovedì 23 maggio 2013

I Don't Like The Doors!

La storia è breve e vecchia, ma la morte del tastierista dei Doors l'ha riaperta all'improvviso.
Avevo conosciuto quella ragazza in campeggio ed avevamo passato tre giorni a parlare, ognuno abbracciato alle proprie ginocchia, indifferenti alle alghe in putrefazione sulla spiaggia e ai fiorentini che ogni tanto sparivano tra le onde. Tre giorni a parlare di massimi sistemi, di politica, di musica e gruppi punk.
Lei era tedesca e parlavamo dell'Universo in inglese, con lei che sapeva tutti i verbi irregolari e io che i verbi li usavo tutti all'infinito roteando l'indice in avanti e in dietro per coniugarli al futuro o al passato.
Un mese dopo decisi di raggiungerla in Germania, sicuramente non per continuare il discorso sul perché i Dead Kennedys si fossero sciolti, ma, anche in quell'occasione, ripresi a parlare di massimi sistemi e gruppi punk finché una sera, al concerto dei Die Toten Hosen, mi interruppe con una voce stranamente calda che stonava con la sua faccina pulita di sedicenne: "Come on baby light my fire!".

Prima di darmi del deficiente provate a mettervi nei miei panni. Cosa avrei dovuto pensare dopo due giorni passati per concerti e negozi di dischi e bimbetti alternativi che parlavano di dischi?.

Infatti la guardai con degli occhi che sembravano dire "a me i Doors mi fanno un po' caà!" ma, moderato dal mio inglese scolastico, risposi con un semplice e chiaro "I don't like the Doors!".
Qualcosa tra noi si era rotto e io non mi davo pace. "Probabilmente sono il suo gruppo preferito" pensavo, " Deve essersi offesa, valli a capire i tedeschi!".
Soltanto dopo qualche ora, traducendo mentalmente quella cazzo di canzone, capii cosa fosse realmente successo. L'unica cosa che poteva placare il fuoco che sentivo dentro era lo sbattere la testa ripetutamente nello spigolo di plastica delle poltroncine del treno che mi riportava a Pisa.


Nel giro di poco smisi di ascoltare il punk, comprai la raccolta definitiva dei Doors e soprattuto mi ritrovai in Franco Battiato che mi cantava che "le occasioni perdute non ritornano mai" e che il giorno della fine l'inglese non mi sarebbe servito proprio a niente.

(matita su carta per fotocopie)


mercoledì 1 maggio 2013

Autoritratto con Sigaretta Elettronica

...non si conoscono gli effetti sul lungo termine ma intanto, al posto di quel sibilo che sentivo arrivare dalla zona dei bronchi, sento il rumore di un modem 56k analogico...


 (matite su carta ruvida)