Me ne andavo in giro per i campi come tutti i pomeriggi, dopo aver fatto la lezione in dieci minuti. Nell'erba alta esisteva qualcosa di misterioso che mi attraeva, era un po' come essere al mare, con il corpo che sparisce dal bacino in giù e la speranza che il prossimo passo non sia quello che ti faccia sprofondare in una buca. Ma lo conoscevo a mente quel fondale e, anche senza vederlo, mi muovevo con disinvoltura, con il pilota automatico.
“Sistema di controllo automatico disinserito, ora dobbiamo procedere manualmente” (tradotto dal russo)*
Ad ogni passo volava di tutto, tipulidi (zanzaroni), cavallette, pidocchi, grilli celesti, imenotteri e coleotteri che facevano rumore con le ali. Ma non mi faceva paura niente, andavo avanti con il sorriso come per salutarli e, in pace con il mondo, mi godevo quelle prime giornate di alta pressione.
“La pressione del vapore è scesa oltre i limiti consentiti, bisogna evitare lo spegnimento, capito? Evitare lo spegnimento!” *
Attraversato il campo arrivavo in una specie di grande prato dove di solito mi fermavo fino a sera osservando i girini e le salamandre nei fossi, svuotavo i ciliegi e mi torturavo mangiando le susine non ancora mature. Non era fame però, mi servivano i nòccioli da sputare il più lontano possibile così da battere il mio record personale...
“Il nòcciolo merda, il nòcciolo è esposto all’aria……..non ci credo.... non ci credo…” *
Quel giorno, prima di tornare a casa, mi fermai a raccogliere dei fiori di campo che mi tentavano ormai da un po' di tempo e, contento come può esserlo un bimbo di nove anni in un prato gli ultimi giorni d'aprile, confezionai un bel mazzo di viole, borragine e tarassachi da portare alla mia mamma...
“Mamma che casino, è la fine… la grafite…brucia tutto…è la fine” *
Quando entrai in casa con il mazzo di erbe e fiori mia mamma stava guardando il telegiornale delle otto. Alla vista dei fiori lei si arrabbiò e si spaventò, si arrabbiò e mi costrinse a buttarli. Ci rimasi malissimo, così male che per molti anni non ho più regalato fiori a nessuno, neanche quelli di plastica, neanche la camomilla in bustine.
Il nodo gordiano sta qui. Non è vero che non sia romantico, o tirchio. Non è vero che sia distratto o poco coinvolto.. il nocciolo della questione sta nel nocciolo di un reattore, il reattore numero quattro.
Era la primavera del 1986. Pochi giorni prima, nella centrale nucleare Vladimir Ilic Lenin (pace all'anima sua) di Chernobyl, orgoglio delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, un'esplosione al reattore numero quattro provocò la fuoriuscita di una nube radioattiva che contaminò tutta la zona circostante e gran parte dell'europa, arrivando, in maniera ridotta, anche nel pisano. Al telegiornale non si parlava che di fallout radiattivo e sconsigliavano, anzi vietavano, di mangiare verdure e di andare per campi, fosse anche soltanto per raccogliere qualche fiore.
(rosa fatta dal vero con l'acquerello presso l'orto botanico di Pisa, l'acquerello in alto invece è stato fatto guardando un libro di fiori)
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